Thursday, January 09, 2003

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riccardo orioles
tanto per abbaiare
6 gennaio 2003 n.160
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L'internet del dopoguerra. La Microsoft, la Internet Security Systems,
la Foundstone ed altre hanno da tempo ufficializzato un'intesa per limitare le informazioni sulla sicurezza dei rispettivi software. Le
falle, in particolare, non verranno comuniate al pubblico prima di trenta giorni dalla loro scoperta. Questo, nel quadro della "lotta al terrorismo". A parte il terrorismo, essa pero' risolve uno dei principali problemi di marketing della Microsoft che diverse volte e' stata pubblicamente sputtanata da programmatori indipendenti che, avendo riscontrato bug pericolosi, li hanno denunciati in rete. Non e' una questione accademica: la percezione di un'affidabilita' non totale ha gia' spinto fuori Windows numerosi clienti, fra gli enti pubblici tedeschi (Bundeswehr in testa) passati a Linux "per ragioni di sicurezza". Col pretesto della lotta al terrorismo, in altre parole, alcune aziende decidono di prendersi un vantaggio sulla concorrenza, privando i clienti di informazioni essenziali e ponendo in vendita dei prodotti insicuri.
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Il classico videoregistratore a cassette, come tutti sappiamo, e' ormai da anni uno strumento obsoleto. Il Dvd e i nuovi hard-disk veloci
miniaturizzati e ad alta capienza assolvono, concettualmente, molto meglio al compito di immagazzinare e distribuire informazioni audio e video. In piu', la banda larga fornisce un canale adeguato per la circolazione di masse praticamente infinite di informazioni - diciamo pure di film. Un'azienda d'avanguardia, la SonicBlue, ha annunciato un
prodotto che ottimizza le prestazioni del "registratore digitale" e la sua interfaccia di rete: ognuno puo' rapidamente e a basso costo
registrarsi quello che vuole e se lo crede opportuno distribuirlo a una dozzina (ma non piu') di amici. Le principali media corporation
americane, Abc, Cbs e Nbc, le hanno immediatamente aperto una causa legale *preventiva* contro per violazione del copyrigth, prima ancora che uscisse l'apparecchio. E anche qui, per giustificare questa giurisprudenza "preventiva", si fa appello allo stato d'eccezione in cui l'industria versa nel quadro della "guerra". E' come se, nel 1901, una fabbrica di diligenze avesse fatto causa
"preventiva" alla De Dion Buton o alla Panhard-Levasseur accusandole di favorire, con la loro diabolica invenzione, il proliferare delle rapine in banca (e' infatti incontestabile che un rapinatore in automobile fugge piu' velocemente di un rapinatore a cavallo) e invitando i
giudici non a sequestrare magari le automobili esistenti ed effettivamente utilizzate per rapine, ma a impedire preventivamente ope
legis la stessa nascita di una cosi' pericolosa e criminale invenzione.
* * *
A Washington, l'hackeraggio e' stato equiparato per decreto ai reati di terrorismo, con pene fino all'ergastolo e competenza dei tribunali d'eccezione. A questi fini viene considerato "terrorista informatico"
("Deterrence ad Prevention of Cyberterrorism Act", sez.815) chiunque arrechi danni equivalenti o superiori a cinquemila dollari. Il ragazzo che s'introduce nel server della scuola e' dunque equiparato al terrorista che prepara un attentato al tritolo, rischia le stesse pene e verra' trattato alla stessa maniera. Il decreto - sempre nel quadro dello "stato di guerra" - verra' applicato anche in maniera
retroattiva.
* * *
Le majors che sono riuscite ad eliminare Napster (senza trarne grande guadagno: ora gli utenti si scambiano i file direttamente fra loro) e che tengono i prezzi dei CD musicali fra le 35mila e le 45mila lire, chiedono una legge che permetta loro di inserirsi senza permesso nei singoli computer dei cittadini collegati all'internet. Anche qui, il pretesto e' l'"antiterrorismo".
* * *
Gli episodi di questo genere, nel silenzio generale, si moltiplicano. Fra non molto ci troveremo di fronte a un internet molto diverso da
quello che conosciamo adesso. I tentativi di sottoporre il progresso tecnologico agli interessi privati avranno successo, probabilmente, nel settore dei prodotti di consumo ma falliranno nell'internet vero e proprio, che e' fisiologicamente democratico per natura. Si tratta di tentativi deplorevoli sul piano etico e su quello civile e - in un certo senso - "antioccidentali". Cosa sarebbe successo se le multinazionali delle candele (se a quei tempi fossero esistite) fossero riuscite a ridurre al silenzio Thomas Alva Edison? Se Gutemberg fosse stato arrestato per riproduzione abusiva? Se i fratelli Wright, all'alba di quel mattino, fossero stati bloccati da un mandato del giudice su richiesta della Cunard Lines? Se per combattere il
terrorismo - ad esempio - dei nichilisti russi fossero stati assoggettati a censura preventiva i telefoni di tutto il mondo? Un
"forse", un "certamente" e un "chissa'". Il "forse" riguarda l'ipotetica vittoria sul terrorismo (i nichilisti in realta' furono cancellati dalla diffusione dei consigli di fabbrica in Russia). Il "certamente" riguarda i profitti dei fabbricanti di candele e dei gestori di diligenze, liberi di moltiplicarsitranquillamente senza l'incomodo di fastidiose concorrenze. Il "chissa'" riguarda tutti noi: chissa' se alla fine dei conti non ci piacerebbe di piu' camminare a piedi e andare a letto con le galline, dopo aver soffiato sulla candela. Buonanotte.
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Argentina. Calano - di circa un terzo - gli utili delle banche italiane: Argentina, Enron e new economy. Calano anche i dipendenti,
soprattutto nelle mega-banche che si stanno "ristrutturando". Nel frattempo, non si riesce in alcun modo a conoscere i dati
dell'inflazione reale: i calcoli ufficiali si basano su una serie di prezzi (per esempio i biglietti dei treni espressi, che praticamente
non esistono piu') chiaramente obsoleti. Domanda: quanto s'e' portato via all'estero, col giro Montedison-Fiat (per esempio) l'Avvocato? Chi e' il padrone di quasi tutti i supermercati? Come mai, nonostante la condanna formale dell'antitrust, le assicurazioni continuano a far cartello per raddoppiare i prezzi? Soluzioni finora proposte: rimettere i prezzi in lire; stampare dei biglietti da un euro; pregare padre Pio.
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Il governo argentino, nel frattempo, si difende dall'accusa di aver prodotto inflazione. Secondo un istituto molto autorevole, l'Eurispes,
gli alimentari nel giro di un anno sarebbero rincarati del trenta per cento. "Menzogna! - ribatte il governo - I rincari sono stati inferiori
al dieci per cento!". Ma un dieci per cento d'inflazione, e proprio nel settore dell'amministrazione, e' gia' qualcosa di pre-argentino (con il trenta percento, saremmo a Ferrer e all'assalto ai forni). Il governo non e' il solo colpevole dell'inflazione, che va molto al di la' dei meccanismi controllabili da un governo. Ma il fatto stesso che le cifre del dibattito siano queste, la dice lunga sulla situazione reale, al di la' degli spot, del paese (stiamo parlando sempre dell'Argentina).
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Guerre. Circa centoquaranta le vittime degli incidenti stradali per le
feste. Un Bin Laden quotidiano di cui nessuno si accorge piu'.
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Giudiziaria. E' stato rinviato a giudizio, per abusivismo edilizio
nella valle dei Templi, l'ex sindaco di Agrigento Calogero Sodano. Il
tribunale sta adesso valutando se accettare la costituizione di parte
civile (con richieste di danni per centinaia di talenti) avanzata,
tramite lo studio Galasso di Palermo, dai signori Zeus, Giunone,
Castore e Polluce.
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Mimmo Lombezzi wrote:
< In Etiopia ci sono sei milioni di esseri umani che non hanno piu'
nulla da mangiare. Tra febbraio e marzo potrebbero diventare tredici
milioni pero' si investe sulla clonazione di esseri umani... >
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Il partito di Falcone e dei ragazzini
"Il partito di Falcone e dei ragazzini" non aveva un comitato centrale
o uno stemma, ma in realta' era l'unico partito esistente in Sicilia,
oltre alla mafia. Il rumore di fondo, in quegli anni, era costituito
dalle dichiarazioni dei sindaci che escludevano l'esistenza della mafia
nella loro citta', dai giornali ad azionariato mafioso che invocavano
silenzio, dalla brava gente che lavorava chiassosamente
all'autodistruzione della sinistra, e dai colpi di pistola.
Furono i ragazzini di Palermo a scendere in campo per primi. Il liceo
Meli, l'Einstein, il Galilei, poi via via tutti gli altri. Si passava
sotto il Palazzo di Giustizia e il corteo, che fino a quel momento
aveva gridato a voce altissima i Nomi, faceva improvvisamente silenzio.
La' dentro lavoravano i nostri magistrati. Falcone, Borsellino, Di
Lello, Ayala, Agata Consoli, Conte: meta' del Partito erano loro.
L'altra meta', i liceali.
A Catania, fra il 1984 e il 1986, furono almeno duecento i ragazzi che
in una maniera o nell'altra parteciparono, da militanti, alle
iniziative dei Siciliani Giovani: furono i primi a gridare in piazza i
nomi dei Cavalieri e a lavorare quotidianamente - il volantino,il
centro sociale, l'assemblea - per strappargli dagli artigli la citta'.
A Gela, a Niscemi, a Castellammare del Golfo, nei paesini dove i
padroni hanno la dittatura militare, essi vennero fuori e lottarono,
paese per paese e citta' per citta'. "La Sicilia non e' mafiosa -
affermavano orgogliosamente - La Sicilia e' militarmente occupata dalla
mafia". La Sicilia, dove ancora nel 1969 un ragazzo fu fatto uccidere
dal padre - boss mafioso - perche' era iscritto alla Fgci. La Sicilia
che ha combattuto, che non s'e' arresa mai.
Ha combattuto, ed ha fatto politica, ha ragionato. La politica come
partecipazione, come trasversalita', come societa' civile nasce nelle
lotte palermitane e catanesi di quegli anni: oggi e' common sense
dappertutto. La fine del vecchio ceto politico, di tutta la vecchia
storia, fu intuita per la prima volta qui. Non e' un caso se il
movimento studentesco, ai tempi della Pantera, era ripartito da
Palermo. Non e' un caso se Palermo in quegli anni e' stata l'unica
citta' ad avere un'opposizione di massa, e vincente.
Dall'83 al '93 in Sicilia e' vissuto, con alti e bassi ma con una
sostanziale continuita', un vero e proprio movimento di liberazione.
Contro la mafia, ma anche contro tutto cio' che essa porta con se',
contro le sue radici..
Questo movimento avrebbe potuto essere esattamente l'anello che mancava
alla sinistra italiana, il punto di partenza per ricostruire tutto.
Invece, e' rimasto solo. Avrebbe potuto essere - se la sinistra
ufficiale l'avesse voluto - la nuova classe dirigente del paese. Davide
Camarrone del liceo Meli, Antonio Cimino di Corso Calatafimi, Fabio
Passiglia, Nuccio Fazio, Vito Mercadante, Angela Lo Canto, Carmelo
Ferrarotto di Siciliani Giovani, Nando Calaciura, Tano Abela, il
professore D'Urso: avete mai letto questi nomi sui giornali? Benissimo.
Infatti, neanche i nomi dei primi socialisti uscivano sui giornali,
cent'anni fa.
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Due lapidi in due citta' del mondo

< In questa piazza il 15 novembre 1944
ebbe luogo la battaglia della Bolognina
fra forze partigiane e invasori nazisti e fascisti
Cittadino che passi
se alzi lo sguardo vedi il fabbricato al civico 5
ove caddero 6 giovani patrioti
combattendo per l'indipendenza della patria
offrirono la vita per la nostra attuale liberta' >
* * *
< Qui e' stato ucciso
Giuseppe Fava
La mafia ha colpito chi con coraggio
l'ha combattuta, ne ha denunciato le
connivenze col potere politico ed
economico, si e' battuto contro
l'installazione dei missili in Sicilia
Gli studenti di Catania >


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per liberarsene, basta scrivere a ricc@libero.it -- Fa' girare.
"A che serve vivere, se non c'e' il coraggio di lottare?" (Giuseppe
Fava)
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LA POLEMICA E LA RISPOSTA



Subject: Risposta alle accuse di Orioles sulla Giornata per Pippo Fava
Date: Sat, 4 Jan 2003 20:17:18 +0100 (CET)
From: Dario Consoli
Gentile dott. Orioles,

per un incrocio curioso di indirizzi e-mail mi trovo ad essere al tempo
stesso da Lei invitato ad una sorta di "contro-manifestazione" per
ricordare Giuseppe Fava e da Lei "bandito" in quanto colpevole di aver
partecipato come relatore ad una Giornata di studi (la "commemorazione
ufficiale" da Lei messa al bando) dedicata a Pippo Fava dalla Facoltà di

Lingue della nostra Università (N.B. la prima in vent'anni!).

A causa di tale "delitto", mi sarei reso quindi complice di una
devitalizzazione del significato della vita e delle opere di Giuseppe
Fava (di appannaggio esclusivo di taluni, mi par di capire, illuminati
"esegeti").

Io non sono bravo quanto Lei, dott. Orioles. Voglio dire, come
giornalista: ho al mio attivo solo qualche esperienza saltuaria di
scrittura giornalistica. Claudio Fava ha letto comunque qualcosa scritta

da me, e mi pare che non ne sia rimasto disgustato.
Tuttavia, ho la disgrazia (che vergogna, eh!) di nutrire una vera
passione per gli studi letterari, passione che mi ha portato ad
occuparmi, in svariate sedi scientifiche che non sto qui a dirle per non

infastidirLa, di scrittori come Vitaliano Brancati, Giuseppe Antonio
Borgese, o Giuseppe Fava appunto.
Tutta gente che, come Lei certo saprà , è stata in grado di coniugare
impegno e passione civile e insieme grande originalità creativa e di
scrittura.

Voglia Ella credermi se Le faccio piena assicurazione che occuparsi
dell'una cosa non significa disprezzare necessariamente l'altra. L'opera

e la vita dei tre autori da me citati (che io discretamente conosco)
stanno là a dimostrarlo. Se però Lei fosse ancora persuaso che quelle da

me e da altri prodotte non siano che (cito) ìincensazioni acritiche e
formalita' cattedraticheî faccia la cortesia di agire da scienziato
quale io cerco umilmente di essere: se le legga, prima di parlarne
(Wittgenstein), e poi mi sappia dire (in modo critico, si capisce) se
sono soltanto delle "formalità ".

Non so davvero come Lei possa aver già letto un libro che presenteremo
soltanto domani sera, alle ore 19.00, presso la Chiesa di S. Nicola.
dott. Dario Consoli

PS. Temo che non potrò accettare lâ??invito Suo e di padre Resca a
partecipare alla Vs. riunione in quanto presenterò contemporaneamente il

mio lavoro in un'altra parte della città . Mi saluti padre Resca, che
invitai personalmente ai lavori della Giornata di studi, ma che non ebbe

tempo per venire ad ascoltare.

* * *

Gentile Dottore,

io, ahime', non sono dottore. Percio' puo' chiamarmi anche signor
Orioles, oppure Riccardo voi, o anche semplicemente "quello la'". Sono
un ragazzo umile e so stare al mio posto. Ma non mi metta tropopo in
soggezione con la Sua cultura. Noi giacobbini feroci ne siamo infatti
siamo, come Lei sa, bestialmente nemici. Il fatto che Lei legga tanti
illustri Scrittori, e che riesca a farsi leggere persino dal grande
Giovanclaudio Fava (ma come fa? io non riesco a trovarlo da due anni)
non puo' che accrescere la mia soggezione. Io personalmente riesco
appena a tradurre qualche anacreontica e qualche palatina, Lei e' gia'
arrivato a Brancati e a Borgese che "discretamente conosce": "bedda
cosa aviri i scoli!".

Che altro dirLe? Che Dio la benedica, e vada avanti. Se proprio volesse
farmi una cortesia personale, Le chiederei di
non mettere Fava (Giuseppe) con Brancati e con Borgese; e' vero che
tutta Sicilia e', e che a scuola siamo abituati a pensare in termini di
dantepetrarcabboccaccio e carduccippascoliddannunzio; pero', vede, Fava
con Brancati c'entra pochino e con Borgese non c'entra proprio un cazzo
(Mai letto Balestrini? Sentito mai parlare di clausola metrica? Sa che
Fava conosceva Carlo Rivolta? Secondo lei che cosa leggeva Fava a 16
anni? Pasolini, prima che lo nominasse il grande Barcellona, era stato
mai citato in rapporto con Fava? E da chi, e dove e quando? Alla
Normale, s'e' mai parlato di Fava (l'Ecole Normale, intendo, non quella
di Pisa). Ma forse eè meglio non farsi domande complesse, che fanno male

al muscolo e non giovano alla carriera, e andare avanti a colpi di
favapascoliboccaccio).

Se Lei ha avuto la grande generosità di continuare a leggermi finora,
sottraendo presioso tempo ai Suoi studi, mi fo ardito di chiederLe
un'altra cortesia personale: conceda a Giuseppe Fava, se Lei e i suoi
amici vogliono essere generosi, di aver avuto a che fare almeno un
pochino con quegli sciamannati dei Siciliani. E conceda a questi ultimi,

per quanto diseredati e giacobini, di avere avuto a che fare con
Giuseppe Fava. A Lei non costa niente (poiché Lei, di Fava, parla
aggratis). Per noi, faut de mieux, può essere una consolazione.

In cambio, Le concedo - a Lei e ai Suoi amici - il permesso di nominar
d'autorità (ciò che del resto fate anche senza il mio permesso)
Sebastiano Messina esperto del giornalismo di Giuseppe Fava, il prof.
Barcellona esperto della sua politica e il prof. Centorrino esperto di
comunicazione civile: di portarveli allegramente in giro nel nome di
Giuseppe Fava (che del resto, su questa come su altre cose, non può più
dire la sua) e di presentarli al pubblico come grandi e riverginati
antimafiosi. Certo, vi consiglio di non chiedere, perché sarebbe
sgarbato (ma voi siete educatissimi, in questi casi) a Messina dov'era
quando i fessi facevano i Siciliani con Giuseppe Fava, a Barcellona che
mai abbia scritto - allora - sui cavalieri e a Centorrino come mai ha
scaricato i ragazzi che pretendevano di far tesi su mafia e massoneria a

Catania. Vi concedo anche di non fare, né a proposito di Fava né
d'altro, i nomi dei communisti giacobbini - e "narcisi" - che allora
rompevano le scatole e adesso pure. Orioles, il professore D'Urso,
Scidà , Resca, Piero Cimaglia, Lillo Venezia, Graziella Proto, la signora

Roccuzzo, Fabio D'Urso: d'accordo, non sono mai esistiti: Sebastiano
Messina faceva i Siciliani con Fava, il barone Barcellona fondava
l'Associazione i Siciliani, e il professor Centorrino occupava i terreni

di Santapaola: non è vero? Perché Messina, Barcellona e Centorrino oggi
possono aiutare lo status e la carriera; mentre Orioles e D'Urso e gli
altri o sono felicemente crepati o comunque di carriere non ne danno. Et

alors.. siamo uomini o caporali?

Ecco: per scriverLe queste cose, io evidentemente sono un estremista e
un "narciso", e Lei un povero intellettuale perbene che innocentemente
vien soprusato da quel prepotente di Orioles. Così va spesso il mondo...

voglio dire, così andava nel secolo ventesimo.
Conosco gran parte del vostro libro (noi Siciliani "abbiamo le nostre
fonti", si diceva una volta). Mi piacerebbe poterne parlare seriamente,
sceverare lodi e critiche, parlarne come di un libro, ancorche' non
eccelso, ma "normale"). E' Lei che me lo impedisce. Nel momento in cui
Lei mi vieta di esprimere la mia opinione - in sede formale - su quel
Giuseppe Fava che io studio e conosco da venticinque anni, e m'impone di

stare a sentire i Barcellona e i Messina, che con Fava non hanno - nel
caso migliore - nulla a che fare, Lei mi obbliga a considerare il Suo
libro come uno dei tanti bavagli catanesi; non letteratura, ma potere. E

in questi casi, Le assicuro che io e Giusepepe Fava abbiamo sempre
saputo benissimo come reagire. Tolga dal piedistallo i Suoi baroni,
ascolti con la dovuta reverenza gli uomini di Giseppe Fava, e vedra'
che, quando possono parlare liberamente, senza i vostri e gli altrui
bavagli, non sono così perdutamente "ideologici" come Lei vorrebbe.

Infine: Lei comprende benissimo, poiche' e' intelligente e ha letto
tante belle cose, che io non sto parlando con Lei in questo momento. Sto

dando a nuora perche' suocera intenda - e Lei capisce benissimo che
suocera e che nuora. A carico Suo personale posso mettere soltanto
un'imprudenza - voler polemizzare "in stile" con Riccardo Orioles -
eppero' anche, purtroppo, una piccineria: quando Lei declina aulicamente

(ma con goffa aulicita')
l'nvito a una riunione mio e di padre Resca. Io, veramente, non l'ho
invitata; forse Resca; comechessia, Lei ha goduto - immeritatamente -
della fortuna di essere stato invitato addirittura dai due massimi
esponenti viventi dell'antimafia catanese. E ha detto di no! perche'
"aveva da presentare contemporaneamente" una Sua qualche mediocre
operetta. Le sarebbe convenuto sospendere la presentazione e correre
trafelato ad accettare l'insperato (e del tutto sproporzionato) invito:
persino se per far cio' avesse dovuto interrompere la lettura, chessoio,

della Rivoluzione Liberale o della Passione di Michele o di San Libero.

I miei piu' reverenti saluti e auguri, a Lei e a tutta la buona societa'

intellettuale della provincia catanese. E perdoni quest'altra mia
intollerabile prepotenza.

Orioles

Pippo Fava e' morto ma non le sue idee



Giuseppe Fava non era un simpatico intellettuale siciliano che scriveva bene: al contrario si attirava molte antipatie.

Quelle di uomini politici, imprenditori, mafiosi e di tutta la parte "rispettabile" della societa'Ã????????Ã??????? isolana.
Giuseppe Fava non si occupava solo di teatro, ma anche di armamenti: si impegno' nella campagna contro i missili di Comiso. Come agirebbe Fava davanti ai preparativi per la guerra in Iraq?
Giuseppe Fava non si occupava solo di letteratura, ma anche di informazione: provo', a costo di fare cambiali, a dare una smossa al panorama siciliano oppresso dal monopolio.

Cosa farebbe avendo oggi a disposizione tanti computer a buon prezzo, internet e le stampanti laser?
Giuseppe Fava non era solo un giornalista, ma anche un uomo pieno di dignita'. Come si muoverebbe riconoscendo una situazione paludosa come quella di vent'anni fa, dove la procura si chiama ancora "Caso Catania" e il comune "cu mangia mangia"?


Nessuno puo' dare una risposta certa su come sarebbe andata, ma tutti noi possiamo farci le stesse domande che si e' posto lui.

Per questo bandiamo ogni "commemorazione ufficiale" buona solo a stemperare l'ardore politico di cui il Fava vivo era portatore e, per nostra fortuna, "untore".

Pensiamo invece che sia piu' utile incontrarsi e tornare a discutere sulle questioni che ha posto, senza incensazioni acritiche e formalita' cattedratiche, ma con l'entusiasmo di voler cambiare le cose.


Ci vedremo alle 18.30 del 5 gennaio 2003 nel salone della parrocchia Santi Pietro e Paolo, in via Siena 1 a Catania, come altre volte ci e' capitato di fare in passato, ma guardando diritti al futuro.


Ci saranno sicuramente, invitandovi a partecipare: Riccardo Orioles,
Marco Benanti, Luciano Bruno, Alessandro Calleri, Sergio Failla,
Gianluca Ferro, Pino Finocchiaro, Rosanna Fiume, Ugo Giansiracusa,
Grazia Giurato, Angelo Murgo, Davide Murgo, Giordana Murgo, Antonino
Musco, Francesca Patania, Alessia Porto, Graziella Proto, Eugenia
Provenza, Salvatore Resca, Rocco Rossitto, Santina Sconza, Antonio
Signorelli, Simone Spina, Lucio Tomarchio, Paola Ungheri, Rosario
Urzi'.